VIA CRUCIS IN VIA ALBERT AINSTEIN DEL 29 MARZO 2019 FOTO
VIA CRUCIS IN OCCASIONE DELLA GIORNATA
IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI

INVITO ALLA PREGHIERA


Nota introduttiva

La Via Crucis: un avvenimento che, compiuto una volta per sempre, si realizza ogni giorno nel cammino doloroso e nella testimonianza viva degli "ultimi" della terra.
Così le tappe della Via della Croce non sono solo la memoria di avvenimenti che accaddero nell'ultimo giorno della vita terrena di Gesù di Nazareth, ma sono come preziosi tasselli di vite uniche e irripetibili che, legate tra loro da un filo invisibile, ritrovano senso ed unità nel puzzle della croce sorretta da Gesù il Risorto.
Ripercorriamo questo cammino che non smette, ai giorni nostri, di produrre dolore e gioia, nella convinzione che Dio rispetta amorosamente la libertà umana, ma la Sua onnipotenza è capace di orientare tutto secondo i suoi piani d'amore sull'uomo: "Dio è sufficientemente potente e buono per far scaturire il bene dal male".
(Sant'Agostino).



PRIMA STAZIONE
Gesù è condannato a morte

Testimonianza:  L’affidamento
Nubia, una giovane mamma di 27 anni, con tre figli. Un desiderio nutrito da tempo: sposarsi in chiesa. Vive col marito Joào, da dodici anni: una fedeltà provata molte volte col fuoco nel crogiuolo del dolore. Tante volontà contrarie a questo amore splendido e fedele (...). Poi un giorno la malattia, un linfoma che ha invaso il suo giovane corpo. Un anno di sofferenza dentro e fuori dall'ospedale. Ma Nubia dice soltanto per chi le chiede come sta: "Tutto bene". (...) Si amano davvero e profondamente, un amore che ha già affrontato tante battaglie e oggi vince definitivamente. Arriva il sacerdote e il matrimonio comincia (…). E alla fine il taglio della torta sul letto di dolore.
“Chi sono io per mettermi al posto di Dio e decidere cosa è meglio? Se Dio vuole prendere con se la mia sposa, mia vita, mia casa, madre dei miei figli, sia fatta la sua volontà. So che questa separazione sarà solo momentanea. Nubia mi precede solo per poco…un giorno saremo ancora insieme”, ha detto Joào tante volte.
Preghiamo:
Signore, rendici sempre forti nella prova e nella sofferenza,
lascia che lungo il nostro cammino la serenità sia una compagna fedele,
possa la nostra esistenza essere un dono per noi e per le persone che incontriamo ogni giorno



SECONDA STAZIONE
Gesù riceve la croce sulle spalle

Testimonianza: La solitudine
Un mattino mi vengono a dire con molto dolore che Flavio, un ragazzo che conoscevo bene e aveva frequentato anche la nostra casa per un certo tempo, è stato barbaramente ucciso. (…)Dopo averle prese è stato “finito” con un colpo alla testa da altri adolescenti che si ritenevano più forti. Era coinvolto nel traffico di droga, ma era un ragazzino buono e timido che aveva già sofferto molto(…). Qualche giorno prima di essere ucciso diceva pubblicamente: “Se mi sparassero oggi, qualcuno forse piangerebbe la mia morte?”. (…)Chi ha ucciso Flavio è soltanto un'altra vittima che, purtroppo prima o poi farà la stessa fine. Anche lui è al cimitero a rendere omaggio all'amico-nemico e mi dice che non sa nulla di come tutto ciò possa essere successo…al cimitero!
Oltre al morto e all'assassino c'è anche un altro giovane armato già pronto ad uccidere sul luogo chi gli ha ucciso l'amico…Grazie a Dio lo scopriamo solo dopo, da alcuni amici che lo hanno convinto a non farlo lì. Ma un giorno lo farà altrove.
Preghiamo:
Signore, apri il nostro sguardo e il nostro cuore al mondo che ci circonda, donaci il coraggio di scendere in strada e sorridere a chi è abbandonato, con la speranza che anche gli ultimi possano avere una vita dignitosa senza più umiliazioni.

TERZA STAZIONE
Gesù cade la prima volta

Testimonianza:  Il giudizio
Io non sono nata prostituta ma ho trovato sul mio cammino persone che mi hanno costretta a diventarlo. Alla scuola elementare i bambini avevano i grembiulini puliti mentre io ero sporca e avevo i pidocchi: tutti mi scansavano, da bambina non ho mai ricevuto regali. Da ragazzina sono stata violentata da un uomo di circa quarant’anni. Sono stata in casa di rieducazione per tre anni. Sono stata varie volte in carcere: stavo bene solo lì. Ho visto un’amica suicidarsi: non ho potuto fare niente per impedirglielo. (…) Ho smesso di prostituirmi a 25 anni e di quella scelta conservo ancora le cicatrici sulla mia pelle. Non ho fatto soldi prostituendomi. C’era sempre qualcuno che me li prendeva. Quelli che ho adesso li ho fatti lavorando onestamente. Ho sempre cercato affetto ed ho sempre ricevuto umiliazioni e violenze. Non mi sono suicidata per amore di mio figlio, ma ci ho pensato tante volte. (…)Porterò sempre il marchio di prostituta, lo sarò sempre forse anche per tutti voi, ma l’importante, credetemi, è non esserlo più, è non sentirmi più una donna di strada, ma una brava mamma e una brava moglie come oggi io sono diventata!
Preghiamo: Signore, le nostre anime possano volare sempre alte nel vento e nel cielo, illumina le nostre menti e non permetterci di essere giudici del nostro prossimo, rendici sapienti nell’abbracciare coloro che cercano il proprio riscatto sociale.



QUARTA STAZIONE
Gesù incontra sua Madre

Testimonianza: 
L’abbandono
E’ la prima notte per il Signor Edoardo al centro di accoglienza per anziani della Caritas di Roma; ha un volto profondamente solcato dai segni delle rughe ma i suoi occhi grandi e chiari brillano ancora di una luce piena di vita, che rassicura chi gli sta davanti e invitano al dialogo. Il suo fare, poi, è distinto a testimonianza di una dignità che non si è persa nei vicoli bui dell’isolamento. Non vuole parlare dei punti di sutura che ha sul ciglio, e neanche del “come” sia arrivato al centro di accoglienza, forse perché ha paura di essere giudicato e certamente: “…è meglio dimenticare certe storie!”, come dice con una voce avvolta in un sorriso un po’ triste. Preferisce, invece, raccontare dei suoi trent’anni passati in giro per il mondo come dipendente di una compagnia aerea. Non mi preoccupo tanto se si tratta di una storia vera quel che conta è stare lì ad ascoltare. Gli brillano gli occhi mentre racconta dei suoi viaggi…poi ad un tratto interrompe il suo racconto: “il mio cammino mi ha riservato delle sorprese, sono rimasto solo, ma continuo ad amare la vita.”
Preghiamo: Anche oggi, Signore, quante volte ti abbandoniamo mentre tu chiedi un po’ di compagnia e invece trovi noia e svogliatezza. Quante volte, nella solitudine dei tanti fratelli, chiedi una presenza vigile e amica nel momento dell’angoscia, ma trovi stanchezza e abbandoni. Per questo, Gesù sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi, donaci perseveranza nel seguirti.



QUINTA STAZIONE
Gesù è aiutato dal Cireneo

Testimonianza:  L’indifferenza
Jasmine, cinque anni, ci guarda con i suoi profondi occhi neri, con uno sguardo incuriosito e disorientato…ci ascolta, ma non comprende l’italiano. Noi vorremmo giocare un po’ con lei. I suoi genitori osservano la scena poco distanti da noi e ci rivolgono sguardi compiaciuti e pieni di ammirazione; non sono abituati a tante attenzioni e considerano fuori dall’ordinario che degli stranieri si diano tanto da fare per strappare un sorriso alla loro bimba, loro che hanno vissuto nel loro paese sentendosi degli indesiderati, loro che, tante volte, continuano a sentirsi non desiderati per le strade, nelle nostre città, dove, facendo i lavori che nessun’altro vuol fare, raccolgono spesso solo indifferenza e fastidio da parte della gente. Sono Curdi e da qualche tempo vivono in un campo profughi della Caritas, in attesa di asilo politico. Nei loro occhi si legge la preoccupazione perché temono di non poter essere accolti nel nostro paese per qualche ragione, come ci conferma un collaboratore abituale della Caritas: “Ne ho visti tanti di quei volti e tutti sembrano domandare attraverso i loro occhi: Che ne sarà di noi?”.
Preghiamo: Signore guariscici dalle nostre mutezze spirituali; siamo talvolta così chiusi entro le nostre ansietà, così vuoti di slanci grandi; così meschini ed egoisti nei nostri desideri, che non abbiamo voce né per te, né per i fratelli; non vediamo le necessità grandi della Chiesa nella vastità della sua missione. Suscita in noi il risveglio della speranza, ispiraci propositi giusti e gesti di carità generosa e concreta.



SESTA STAZIONE
La Veronica asciuga il volto a Gesù

Testimonianza:  L’oltraggio
Poco più che una bambina, 18 anni appena compiuti. Mikela è orfana già da cinque. Fortunatamente ha trovato un giovanotto che dice di volerle bene, di amarla alla follia, di desiderare per lei un avvenire luminoso. Così un giorno le propone di espatriare per tentare la fortuna all’estero, e lì poi sposarsi senza l’assillo di un lavoro e del pane quotidiano. Dove? In Italia, naturalmente: è facile arrivarci, è una nazione ricca, ci sono ottime prospettive di lavoro per tutti e due. E’ sicuro, perché ha già dei contatti... E Mikela si lascia convincere, e “sbarca” a Milano, piena di speranze e di sogni. Durano solo qualche giorno: l’ineffabile fidanzato la vende a un albanese e lei si ritrova costretta a fare la prostituta in un night. Dopo un anno passa sotto un altro padrone, poi un altro e un altro ancora, l’ultimo è un italiano. Venduta e rivenduta, sempre per lo stesso lavoro. Un insopportabile calvario di umiliazioni, percosse, costrizioni, violenze. L’ha liberata don Benzi. Dopo tre anni d’inferno. Subiti nel “Bel Paese”.

Preghiamo:
Signore concedici la grazia di capire che ad ogni istante, mentre noi viviamo una vita troppo felice, protetta da te, ci sono milioni di esseri umani, che sono pure tuoi figli e nostri fratelli, che sono privati di dignità umana, provati nel corpo e nello spirito, senza averlo meritato. Signore, abbi pietà di tutti i poveri del mondo.



SETTIMA STAZIONE
Gesù cade la seconda volta

Testimonianza: L’accettazione
Irene è arrivata in prigione al settimo mese di gravidanza. I suoi occhi lasciavano trasparire tutta la paura, l’angoscia e lo sconcerto che da un mese le toglievano il respiro. In un momento di disputa furiosa con il marito per difendersi lo aveva colpito alla testa e l’uomo era morto. Irene non voleva ucciderlo, anche se era violento era pur sempre il padre dei suoi figli. Adesso è sola, la famiglia del marito le ha sottratto i bambini di cui non sa più nulla e tutti l’hanno abbandonata. (…)Irene fatica ad accogliere nel cuore colui che sta maturando dentro di lei; giorno dopo giorno deve affrontare il cammino dell’amore, la vocazione di essere mamma, nonostante il gelo dell’abbandono, l’angoscia per i figli, la paura di essere condannata. Un cammino lento e faticoso che va a pari passo con la speranza, con la certezza che una nuova mèta impreziosisce la sua vita che credeva ormai perduta. Una sera sul tavolato, i soffocati lamenti di Irene si mescolano con un vagito, Antonio è nato, la vita ha vinto in un luogo di morte. Il doloroso cammino si è concluso con la vittoria. Antonio è la speranza nel futuro, la fiducia nella vita, in un terreno fecondato dalla sofferenza e dalla violenza. Irene ha vinto la tentazione di finirla per sempre, di distruggere colui che sentiva come la continuità del suo dolore, della sua vergogna.
Preghiamo:
Padre Nostro...


OTTAVA STAZIONE
Gesù incontra alcune donne piangenti

Testimonianza: La condivisione
Un giorno un ragazzo spinto da una grande curiosità con uno sguardo pieno di imbarazzo mi ha guardata e mi ha chiesto: “Come si vive da disabile?”
Io, sorridendo più per l’imbarazzo mostrato dal mio interlocutore che per la difficoltà della questione, ho risposto semplicemente: “Non mi sono mai posta questa domanda”.
Riflettendo poi tra me e me sull’avvenimento, mi è venuto spontaneo riconoscere che la domanda mi ha lasciata serena perché io non mi sono mai sentita diversa dagli altri, se non fosse per gli sguardi alle volte troppo incuriositi delle persone e per le barriere architettoniche.
Certo, ho momenti di sconforto e sofferenza, ma ho un grande amico con cui condividerle: Gesù sulla croce. Lui ha dato la sua vita per me, e mi ha scelta come Cireneo per offrire il mio dolore per chi vive la sofferenza con rabbia. Nei momenti più bui della mia vita, Gesù mi ha aiutata a spingere la mia carrozzina trasformando la fatica in gioia.
Preghiamo: Gesù, Tu che hai conosciuto il limite, la sofferenza, l’incomprensione, il tradimento e l’oltraggio, fa che noi, immersi nella tua passione e animati dallo Spirito, possiamo aprire i nostri cuori ai bisogni degli ultimi la cui vita porta impressi i tratti del Tuo volto Crocifisso.


NONA STAZIONE
Gesù cade la terza volta

Testimonianza:
La speranza
Sobborgo di Gerusalemme. Mazen, un giovane palestinese poco meno che trentenne è seduto al bar…Si chiacchiera, sorbendo qualcosa, come si fa in tutti i bar di questo mondo. Ma di colpo succede l’inferno - in Israele l’inferno è di casa - arriva una macchina e si blocca proprio davanti al locale; ne scende un colono ebreo, estrae all’improvviso una pistola e fa fuoco sugli avventori. Un proiettile trova la fronte di Mazen…un episodio di quest’odio infinito che separa due comunità che condividono la stessa terra. Uno dei tanti. Ma stavolta finisce diversamente da sempre, in maniera sorprendente, anzi incredibile. I famigliari di Mazen con un gesto spiazzante donano gli organi del giovane per salvare altre vite. Così cuore, fegato e reni vanno a salvare quattro israeliani, nei giorni in cui alcuni compagni dell’ucciso si fanno kamikaze per continuare la catena violenta che non porta da nessuna parte.

Preghiamo:
Gesù, fra le lacrime, lungo i sentieri della via dolorosa inaugurata da Te e riassunta nella tua Passione e Morte, ci inviti a scorgere il traguardo del Regno promesso, nella speranza certa dell’alba di resurrezione. Insegnaci l’umiltà e la riconciliazione per diventare costruttori di pace.


DECIMA STAZIONE
Gesù è spogliato delle vesti

Testimonianza: L'innocenza
Mi chiamo Doy ed ho tredici anni. Lavoro a Bangkok in una fabbrica di borse che è stata premiata come la migliore fabbrica per 1'esportazione. Taglio, cucio e incollo borse, non so quante migliaia alla settimana.
Lavoro 12, anche 14 ore al giorno. Mi fermo solo per mangiare e per dormire. Dormo in una stanza vicina al capannone assieme ad altri ragazzi venuti come me dai villaggi lontani. Qua ci sono da un anno. Mi ci ha portato uno che passa di villaggio in villaggio per assumere persone. I miei genitori mi ci mandarono perché si erano indebitati con un usuraio.
Non sto molto bene di salute. Respiro male, mi lacrimano gli occhi ed ho tutta la pelle piena di bolle. Un operaio più anziano mi ha detto che è colpa della colla.
Mi mancano i miei fratelli e le mie sorelle, non so quando li potrò rivedere. Mi manca la scuola. Forse un giorno potrò tornarci.

Preghiamo:
Gesù, il Tuo amore si realizza attraverso il dono gratuito della vita, in povertà e debolezza. Aiutaci ad elevare il nostro sguardo verso il mistero della Tua Croce. Accogli nelle Tue braccia il dolore degli innocenti che hanno conosciuto la sofferenza e la morte per colpa della malvagità degli uomini, perché diventi frutto di redenzione.



UNDICESIMA STAZIONE
Gesù è inchiodato sulla croce

Testimonianza:  La redenzione
Da bambino sono stato venduto, si, sono stato venduto per denaro a una coppia che non poteva avere figli. Questa cosa non l’ho mai accettata ed ho cominciato sin da ragazzino a “farmi”…a farmi di brutto. La roba l’ho sempre trovata! Ho sofferto tanto, non riuscivo a smettere, a vent’anni ero ridotto una larva, poi, a fatica, piano piano, aiutato da degli “angeli” che ho incontrato lungo la mia strada ne sono uscito. Oggi sono disintossicato! A trent’anni ho una gioia dentro, che mi da la forza di vivere. La mia vecchia mamma adottiva, vedendomi così “diverso”, credeva che avessi ricominciato, ma no, non è così. Ho scoperto Gesù Cristo, sai, anche Lui è stato venduto come me ed è morto sulla croce perché mi ha amato…E’ per questo che oggi io vivo.

Preghiamo:
Mio Dio, quanto mi rammarico di non aver capito nulla della vita, di aver tentato di capire cose che era inutile capire! La vita non consiste nel capire, ma nell'amare. Fa', mio Dio, che non sia troppo tardi; che l'ultima pagina non sia ancora scritta. E' stato un deserto la mia vita, perché non ti ho conosciuto. Fa' che il deserto fiorisca. Che ogni minuto che mi resta sia consacrato a Te. Che io sia nelle tue mani come fumo portato dal vento.



DODICESIMA STAZIONE
Gesù muore sulla croce

Testimonianza:  L’unità

Mi chiamo Nicola ed ho 46 anni. Sono sposato con Maria e abbiamo due figli: rispettivamente di 21 e 13 anni. Io e la mia famiglia seguiamo il cammino Neocatecumenale ormai da tempo. Lo scorso anno, in seguito ad indagini cliniche mi sono stati diagnosticati due tumori a distanza di due mesi l'uno dall'altro, inoltre uno dei miei figli doveva, da lì a poco, subire un intervento chirurgico. Una mattina di giugno, mentre ero a casa ammalato, arrivò una lettera: una lettera di licenziamento dall'azienda presso cui avevo lavorato per 26 anni. Da quel momento ho sperimentato ancor più forte la sofferenza e la paura che già sentivo, misti ad un sentimento di delusione e amarezza e tanto altro ancora insieme a tutta la mia famiglia. Al tempo stesso ho visto come Dio è intervenuto con forza nella mia vita specialmente attraverso i miei familiari e tutta la comunità. Egli mi ha permesso di non perdere la speranza, di andare avanti, sperimentando la Sua provvidenza attraverso tutti coloro che si sono stretti a noi sostenendoci con la preghiera e con aiuti di ogni tipo. Questa situazione è stata ed è tutt'ora difficile, ad oggi sono ancora alla ricerca di un lavoro, ma sento che Dio ci è vicino, non siamo morti di fame e non abbiamo tentato gesti estremi e quel che è più importante: la nostra famiglia è saldamente unita nell'amore di Dio.. Grazie Signore!
Preghiamo: Padre nostro…


TREDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto dalla croce

Testimonianza:  L’afflizione
Barboni, un mondo a noi vicino eppure tanto lontano e sconosciuto. Luciano, uno di loro, ma a differenza di altri che vagabondano continuamente di città in città, conduce una vita abitudinaria: stessi percorsi, stessi orari, stessi luoghi. Il suo sostegno economico sono le mance che riceve alla metropolitana e in un supermercato, dove si dà da fare aiutando sia le persone che vanno a fare la spesa sia quelle che vi lavorano. La sua disponibilità, il suo sapersi porre in maniera semplice e dignitosa e la sua grande umiltà fanno di lui una persona speciale.
Luciano ha scelto la “strada” dopo un’infanzia vissuta lottando contro malattie come l’anoressia e la bulimia, conclusasi poi con la rottura del rapporto con la mamma, che non lo ha compreso e aiutato, e con la morte del padre, la sua unica ragione di vita. Luciano vive ancora per una promessa fatta al padre sul letto di morte: che mai si sarebbe tolto la vita! Le sue compagne di viaggio, ora, non sono più le tele che qualche anno fa si riempivano dei suoi colori e sulle quali il nostro artista della strada impressionava la sua vita. Ora a fargli compagnia ci sono la depressione e la solitudine che come i più esperti pennelli, hanno saputo raffigurare sulla tela dei suoi occhi la rassegnazione e l’attesa del nulla, cancellandone per sempre la luce. Il Signore, però, non lo ha abbandonato, e Luciano lo sa, perché vive con lui aggrappandosi alla sua croce giorno dopo giorno. Il suo dolore e la sua afflizione non sono inutili, sono la testimonianza più bella dell’amore di Dio.



QUATTORDICESIMA STAZIONE
Gesù è deposto nel sepolcro

Testimonianza:  Il dono
E’ morto l’altr’anno. Pace all’anima sua. Ma ogni volta che nella recita del breviario mi imbatto in quel versetto del Salmo 8 che dice: “L’hai fatto poco meno degli angeli” non posso fare a meno di ricordarmi di lui. Povero Giuseppe! Viveva allo sbando, come un cane randagio. Aveva trentasei anni, e metà dell’esistenza l’aveva consumata nel carcere.(…) I giovanotti del bar vicino alla stazione gli pagavano la bottiglia di whisky per godersi lo spettacolo di vederlo ubriaco.  La sera, quando tornava in episcopio più tardi del solito non gli andava di cenare, mi guardava con le pupille stralunate che si ritiravano all’insù lasciando vedere tutto il bianco degli occhi, e biascicava parole senza costrutto dalle quali, però, mi sembrava di capire: “Lo so, sono un verme; cacciami via, se vuoi: me lo merito”.
Preghiamo: Gesù non hai trattenuto nulla per te: sulla croce hai disteso le tue braccia per accoglierci, hai aperto le mani per donarti. La via della croce: scelta controcorrente; scelta libera; completo abbandono nelle mani del Padre. La via della croce: via d’amore; dono totale per la nostra salvezza. Come tuoi coeredi, insegnaci a donarci al prossimo, a condividere ciò che siamo ed abbiamo con gli altri. Te lo chiediamo perché proprio tu, Gesù, instancabile ci hai cercati e fedele fino alla morte hai portato il peso dell’amore.